La Notizia - E' stata torturata per cinque giorni l'avvocatessa e attivista per i
diritti delle donne e delle minoranze, Samira al Nuaimy, 'giustiziata'
in pubblico a Mosul, nel nord dell'Iraq. Lo riferisce l'Onu a Baghdad. I
miliziani dell'Isis volevano che si "pentisse" per le critiche allo
Stato islamico via Facebook. La donna ha rifiutato.
L'episodio è avvenuto il 22 settembre, ma senza precisare le modalità
dell'esecuzione. Il responsabile della missione dell'Onu a Baghdad,
Nikolay Mladenov, ha definito l'uccisione dell'avvocatessa "un crimine
rivoltante".
Samira al Nuaimy era particolarmente attiva sui social network, con
interventi in cui promuoveva i diritti delle donne e delle minoranze e
criticava le azioni dell'Isis, in particolare la distruzione dei siti
storici e religiosi considerati eretici nella visione dei
fondamentalisti sunniti. L'avvocatessa era stata arrestata il 17
settembre, ma si era rifiutata di fare atto di pentimento per le
opinioni espresse. Una Corte islamica dei jihadisti l'ha quindi
condannata a morte. Mladenov ha rivolto un appello al governo iracheno e
alla comunita' internazionale perche' "facciano fronte al pericolo che
minaccia la vita, la pace e la sicurezza dell'Iraq e degli iracheni" e
perche' "facciano tutto il possibile per assicurare alla giustizia gli
autori di questi crimini"
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