domenica 16 novembre 2014
FRANCIA, ROM ESPULSI E RIMPATRIATI: "SONO TROPPO DIVERSI E RUBANO"
PARIGI - La Francia dice 'Stop' ai campi nomadi sul proprio territorio nazionale: l'annuncio viene direttamente dal ministro dell'Interno francesce Manuel Valls.
''Gli accampamenti illegali in Francia verranno smantellati e gli zingari romeni e bulgari verranno espulsi nei loro paesi d’origine. Hanno la vocazione di tornare in Romania o in Bulgaria'', commenta il ministro durante un'intervista alla radio francese ‘France Inter’ -Queste popolazioni hanno uno stile di vita estremamente diverso dal nostro: l’unica soluzione è la loro espulsione. Il Ministro Valls ha ordinato, nel mese scorso, lo smantellamento del campo nomadi di Lille, nella Francia del nord: si trattava di uno dei più grandi campi nomadi illegali di Francia.
NUBIFRAGIO A NAPOLI: PAZZESCO VIDEO DI QUANTO ACCADUTO, STRADE COME FIUMI IN PIENA!!
Nubifragio su Napoli nella serata di ieri, Sabato 15 Novembre 2014: disagi e strade come fiumi in piena, il filmato dell’evento
Nubifragio Napoli: strade come fiumi, il video – 16/11/2014 - Nel corso della serata di ieri, Sabato 15 Novembre 2014, e della nottata di oggi, un violento temporale ha colpito la Campania, in particolare la città di Napoli, Pozzuoli e parte della Penisola Sorrentina. Il tempo è rapidamente migliorato immediatamente dopo al forte temporale suNapoli e dintorni, anche se i disagi sono perdurati per tutta la notte. In alcune zone di Napoli ed aree limitrofe sono stati superati i 40 millimetri di accumulo in poco più di un’ora. con disagi, traffico in tilt, allagamenti di strade, garage e scantinati.
Scontro tra due auto,6 morti in Calabria
E' di sei morti il bilancio di uno scontro frontale tra due automobili avvenuto sulla strada statale Jonio-Tirreno, nei pressi di Cinquefrondi. Una Yaris ed una mini cooper, per cause ancora in corso di accertamento, si sono scontrate su un viadotto della statale. La mini cooper è rimasta sulla carreggiata mentre la Yaris è caduto in un burrone profondo una quarantina di metri.
L'invasione degli immigrati ci costa 55 milioni al mese
Quasi due milioni di euro al giorno. Poco più di 55 milioni al mese. Oltre 660 milioni all'anno. Benvenuti nel bilancio preventivo dell'esodo degli immigrati in Italia.
Sono numeri da capogiro quelli che, in nome della tanto decantata accoglienza, sborsiamo per il mantenimento dei 61.238 stranieri che, a oggi, sono ospitati dalle strutture messe a disposizione dal nostro Paese. Numeri tenuti al ribasso, ma che nella realtà lievitano vertiginosamente.
Perché se è vero che il Viminale stanzia 30 euro al giorno per dare vitto e alloggio a ogni straniero, è pur vero che molto spesso la cifra è più alta. «Fino al 31 agosto scorso abbiamo avuto una convenzione con un'associazione di Ragusa, quindi con il ministero dell'Interno, che ci rimborsava 80 euro pro capite a immigrato per tutta la gestione del centro. Dal primo settembre, invece, la Prefettura ci ha fatto la proposta di rimborsarci soltanto 35 euro», tuonava nel settembre scorso Luigi Ammatuna, sindaco di Pozzallo, uno dei comuni più «colpiti» dall'emergenza immigrazione. «Già abbiamo avuto cali in fatto di immagine e di presenze turistiche - spiegava il primo cittadino - non possiamo mettere soldi che non abbiamo e che sarebbero debiti fuori bilancio».
Come aveva svelato Ammatuna, ogni extracomunitario ospitato dall'hotel Italia arrivava anche a costare 80 euro al giorno. Cifra che fa indignare se paragonata agli «altri» 80 euro, il bonus tanto sbandierato da Renzi. Solo che agli italiani toccano una volta al mese. I soldi spesi nel centro di prima accoglienza di Pozzallo coprono i pasti, la scheda telefonica e un kit che contiene un paio di tute, alcune magliette, il ricambio di mutande, lo spazzolino e il dentifricio, il bagnoschiuma e l'asciugamano. Si capisce, quindi, come siamo ben lontani dalla media dei 30 euro al giorno su cui abbiamo calcolato i 660 milioni di euro sborsati in un anno.
Nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, per fare un altro esempio, ci sono quasi 4mila persone che attendono che venga evasa la richiesta. Un'attesa che, però, può durare anche più di un anno e che costa al giorno circa 34 euro a persona.
I dati del Viminale, aggiornati al 31 ottobre 2014, parlano 61.238 immigrati attualmente presenti sul territorio italiano. Nello specifico, 32.335 sono ospitati in strutture temporanee, altri 10.206 vivono nei Centri governativi per richiedenti asilo, 18.697 occupano invece gli spazi dedicati ai rifugiati (Sprar).
Sin dall'inizio della fallimentare operazione Mare Nostrum, il Viminale ha diviso gli immigrati regione per regione, con evidenti disparità. La Sicilia è quella che ne ospita di più: ben 14mila. Seguono il Lazio (quasi 8mila), la Puglia (quasi 6mila) e la Lombardia (quasi 5mila).
Ma quello che fa più impressione è l'impennata impressionante che, da gennaio a ottobre si è registrata. Se all'inizio dell'anno, gli extracomunitari erano circa 17mila, nel giro di soli nove mesi le presenze nei centri di prima accoglienza sono quasi quadruplicate arrivando così a quota 61mila. Secondo un recente report dell'Eurostat, infatti, l'Italia è sicuramente il Paese più «accogliente» di tutto il Vecchio Continente. Nel 2013 Roma ha respinto il 36% delle richieste di asilo presentate, mentre Berlino ne ha bocciate il 74%, Parigi l'83% e Londra l'82%.
Lascia, poi, l'amaro in bocca vedere che, mentre vengono spesi 660 milioni per mantenere gli immigrati, il governo taglia quasi la stessa cifra al ministero della Difesa e circa la metà al comparto sicurezza.
Sta prendendo una piega catastrofica
l’alluvione che da stamattina sta interessando la Liguria e in modo
particolare la provincia di Genova. La città è devastata: a Sestri,
nella zona occidentale, sono già caduti 265mm di pioggia e continua a diluviare. Sempre nel ponente, 216mm ad Arenzano, oltre ai 210mm di Savona, 170mm di Loano e 140mm di Imperia. In centro a Genova, 200mm ad Erzelli, 175mm a Prà, 130mm a Marassi, 110mm a Quezzi, Molassana e Oregina. La pioggia continua a cadere senza sosta con tuoni e fulmini, e una temperatura tra +13 e +14°C. Gli accumuli pluviometrici dell’entroterra sono impressionanti, con 360mm a Masone San Pietro e 340mm a Mignanego.
Il vento di scirocco soffia a 90km/h
con violente mareggiate che compromettono il flusso dei fiumi in mare
alle foci. Il Polcevera è esondato come mai accaduto prima nella sua
storia, anche il Fereggiano e il Bisagno stanno salendo in modo molto
minaccioso nel centro della città. Tantissimi altri “Rii” minori sono
usciti dai loro argini provocando esondazioni. Ci sono tanti dispersi: a
Serra Riccò un’auto è finita nel torrente Riasso in piena. Sul posto
sono intervenuti i vigili del fuoco, che stanno cercando di avvicinarsi
alla vettura per verificare se al suo interno si trovassero o meno delle
persone. Un’altra persona risulta dispersa dopo che la sua auto e’
stata travolta da un torrente a Mignanego: a dare l’allarme è stata una
donna che si trovava nell’auto ed è riuscita a mettersi in salvo. Sul
posto sono intervenuti i sommozzatori dei vigili del fuoco per le
ricerche. Tante le situazioni di criticità in tutto il territorio
comunale e provinciale. Sui social network si susseguono le voci di
alcune vittime accertate, ma al momento non c’è in tal senso alcuna
conferma ufficiale e ovviamente ci auguriamo che siano soltanto
fraintendimenti legati alla concitazione del momento, ma è inutile
nascondere il timore di avere un bilancio pesantissimo da una situazione
così grave. E’ l’ennesima tragedia provocata da fenomeni meteorologici
violenti come mai accaduto prima nella storia.
martedì 21 ottobre 2014
New York Times, la Germania voleva far fallire Cipro, Spagna, Irlanda e Grecia
La Germania voleva far fallire mezza Europa. Secondo
alcuni documenti segreti che avrebbero dovuto restare tali per circa 30
anni Berlino durante la crisi della banche tra il 2012 e il 2013
avrebbe fatto pressioni per far fallire alcuni Paesi come Cipro, Spagna,
Irlanda e Grecia. A pubblicare le carte riservate, dopo una fuga di
notizie è stato il New York Times. I documenti riguardano alcuni
dei verbali delle riunioni del board della Bce.
I verbali segreti - Secondo il materiale pubblicato dal New York Times, nei consulti tra il 2012 e il 2013 è esploso uno scontro sul salvataggio di Cipro con Germania, Francia e Olanda contrarie all'ipotesi di soccorrere la Laika, la banca popolare dell'isola in crisi. Dopo la pubblicazione dei documenti la Bce ha provato a smentire il contenuto dei verbali. L'istituto ha precisato "in quel caso specifico ci fu pieno consenso in consilgio sulla necessità di chiedere alla Central Banck of Cyprus (CbC), assicurazioni che la banca era solvente, ciò che ci fu esplicitamente confermato dopo un intenso dialogo. La Bce non fu supervisore e si fidò del giudizio della Cbc; è dunque tendenzioso dedurre dalla vicenda conclusioni sulla futura supervisione bancaria da parte dellas Bce stessa". I retroscena su quei vertici infuocati però non finiscono qui.
Berlino contro mezza Europa - Nel materiale del Nyt emerge comunque uno scontro pesante tra il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, i suoi omologhi francesi e olandesi e gli altri componenti del board. A quanto pare la chiusura sugli aiuti da parte della Germania ai paesi in difficoltà non era rivolto solo a Cipro. Infatti, come si legge sul Nyt, "le minute vedono Weidmann opporsi duramente ai salvataggi della Bce della franco-belga Dexia e di banche irlandesi, greche e spagnole”. Un precedente allarmante che fa luce sulle manovre di Berlino alle spalle dei Paesi Europei. La Merkel è pronta a far fuori chiunque pur di mantenere il trono d'Europa.
I verbali segreti - Secondo il materiale pubblicato dal New York Times, nei consulti tra il 2012 e il 2013 è esploso uno scontro sul salvataggio di Cipro con Germania, Francia e Olanda contrarie all'ipotesi di soccorrere la Laika, la banca popolare dell'isola in crisi. Dopo la pubblicazione dei documenti la Bce ha provato a smentire il contenuto dei verbali. L'istituto ha precisato "in quel caso specifico ci fu pieno consenso in consilgio sulla necessità di chiedere alla Central Banck of Cyprus (CbC), assicurazioni che la banca era solvente, ciò che ci fu esplicitamente confermato dopo un intenso dialogo. La Bce non fu supervisore e si fidò del giudizio della Cbc; è dunque tendenzioso dedurre dalla vicenda conclusioni sulla futura supervisione bancaria da parte dellas Bce stessa". I retroscena su quei vertici infuocati però non finiscono qui.
Berlino contro mezza Europa - Nel materiale del Nyt emerge comunque uno scontro pesante tra il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, i suoi omologhi francesi e olandesi e gli altri componenti del board. A quanto pare la chiusura sugli aiuti da parte della Germania ai paesi in difficoltà non era rivolto solo a Cipro. Infatti, come si legge sul Nyt, "le minute vedono Weidmann opporsi duramente ai salvataggi della Bce della franco-belga Dexia e di banche irlandesi, greche e spagnole”. Un precedente allarmante che fa luce sulle manovre di Berlino alle spalle dei Paesi Europei. La Merkel è pronta a far fuori chiunque pur di mantenere il trono d'Europa.
sabato 18 ottobre 2014
Marco Travaglio risponde a Santoro: "Ti dico perché il fango sono io"
La resa dei conti a Servizio Pubblico è solo cominciata. Dopo la rissa in diretta tv e l'ultimatum di Michele Santoro a Marco Travaglio ( "se non rispetti le regole puoi anche andartene", ha affermato il teletribuno) arriva puntuale sul Fatto Quotidiano la risposta di Marco "Manetta". A far scoppiare la lite durante l'ultima puntata di Servizio Pubblico è stato il confronto tra Travaglio e il governatore della Liguria Claudio Burlando. Di fatto Travaglio ha accusato il governatore di avere grandi responsabilità sull'alluvione.
Le finte scuse - Così sul Fatto Travaglio, in modo ironico, chiede scusa: "Mi scuso con il supremo governatore Burlando per aver preditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria sia lui, mentre tutti sanno che sono io". E ancora: "Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l'imboscamento di 8 su 10 milioni stanziati dallo Stato per l'alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega centro commerciale per 5mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore "a rischio alluvione" dopo la tragedia del 2011, tutte quelle cose brutte le ho fatte tutte io".
"Il fango sono io" - A questo punto Travaglio parla di Servizio Pubblico e della lite con Santoro: "Mi scuso con tutti per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi. Ancora dieci secondi e avrei confessato che l'alluvione l'ho fatta io". Poi la chiosa: "Il fango c'est moi", "il fango sono io". Insomma a quanto pare Travaglio non ha nessuna intenzione di fare passi indietro rispetto alle sue posizioni mostrate giovedì sera. Santoro ora cosa farà?
Processo Ruby, i magistrati pronti al ricorso in Cassazione
Le toghe preparano la contromossa per il processo Ruby.
Dopo l'assoluzione in appello di Silvio Berlusconi i magistrati sono
pronti a dar battaglia in Cassazione. L'uomo che potrebbe preparare il
ricorso è il procuratore generale Piero De Petris, impegnato nel
processo Ruby-bis, ha 45 giorni per rivolgersi alla Cassazione e, per il
suo modo di vedere, sono gli avvocati che annunciano i ricorsi.
La nuova battaglia - De Petris aveva chiesto la conferma della condanna di Berlusconi a sette anni (era l’11 luglio) e aveva spiegato perché i reati esistevano ed erano stati consumati. Secondo De Petris tutti gli indizi e la logica portavano alla colpevolezza di Berlusconi per entrambi i reati, per aver dato un ordine impossibile da rifiutare in questura e per aver frequentato e pagato Ruby, sapendo che era minorenne.
Anche nel processo contro Emilio Fede, Lele Mora (che ha patteggiato) e Nicole Minetti ha chiesto le condanne. Per De Petris l’impianto della procura era in linea di massima condivisibile e solido, corroborato da intercettazioni telefoniche di grande chiarezza, anche per quanto riguardava Ruby-Karima, che parlava della sua minore età e dei soldi per coprire lo scandalo.
Ricorso in Cassazione - Quindi, secondo quanto raccontano le indiscrezioni della procura, De Petris farà il ricorso in Cassazione. Bisogna capire su quali basi e, allo stato, non si può escludere né che la Cassazione confermi l’assoluzione, né che rimandi indietro tutti gli atti (a Milano è successo di recente per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco), facendo rifare un processo d’appello. Ed è su questo punto che De Petris gioca le sue carte. Capire cosa possa accadere in Cassazione non è facile. Ma una cosa è certa: il Cav rischiava grosso in Appello. Le accuse deboli dei pm hanno poi portato alla piena assoluzione. La Cassazione in teoria dovrebbe limitarsi a rivedere le carte del processo ed esprimere un suo parere procedurale e non nel merito della vicenda. Per definizione, i giudici di Cassazione non guardano ad altro che alle carte e, come si dice, "non conoscono nemmeno i nomi dei giudici". Insomma salvo sorprese l'incubo Ruby per il Cav potrebbe chiudersi in breve tempo.
La nuova battaglia - De Petris aveva chiesto la conferma della condanna di Berlusconi a sette anni (era l’11 luglio) e aveva spiegato perché i reati esistevano ed erano stati consumati. Secondo De Petris tutti gli indizi e la logica portavano alla colpevolezza di Berlusconi per entrambi i reati, per aver dato un ordine impossibile da rifiutare in questura e per aver frequentato e pagato Ruby, sapendo che era minorenne.
Anche nel processo contro Emilio Fede, Lele Mora (che ha patteggiato) e Nicole Minetti ha chiesto le condanne. Per De Petris l’impianto della procura era in linea di massima condivisibile e solido, corroborato da intercettazioni telefoniche di grande chiarezza, anche per quanto riguardava Ruby-Karima, che parlava della sua minore età e dei soldi per coprire lo scandalo.
Ricorso in Cassazione - Quindi, secondo quanto raccontano le indiscrezioni della procura, De Petris farà il ricorso in Cassazione. Bisogna capire su quali basi e, allo stato, non si può escludere né che la Cassazione confermi l’assoluzione, né che rimandi indietro tutti gli atti (a Milano è successo di recente per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco), facendo rifare un processo d’appello. Ed è su questo punto che De Petris gioca le sue carte. Capire cosa possa accadere in Cassazione non è facile. Ma una cosa è certa: il Cav rischiava grosso in Appello. Le accuse deboli dei pm hanno poi portato alla piena assoluzione. La Cassazione in teoria dovrebbe limitarsi a rivedere le carte del processo ed esprimere un suo parere procedurale e non nel merito della vicenda. Per definizione, i giudici di Cassazione non guardano ad altro che alle carte e, come si dice, "non conoscono nemmeno i nomi dei giudici". Insomma salvo sorprese l'incubo Ruby per il Cav potrebbe chiudersi in breve tempo.
Seppelliscono la nonna col cellulare, poi le inviano un sms e lei risponde
Era un gesto simbolico per continuare a comunicare con lei, ma non si sarebbero mai aspettati una replica: shock e mistero chiarito
Quando Lesley Emerson, 59 enne inglese, ha perso la sua battaglia contro il cancro, i familiari hanno deciso di seppellirla assieme al suo telefono cellulare. Un gesto simbolico per immaginare di poter continuare a dialogare con lei anche dopo la morte. Così la nipote le ha inviato un sms, senza naturalmente aspettarsi risposta, ma non avrebbe mai immaginato che invece sarebbe accaduto l'impossibile. Poco dopo sul suo smartphone è apparsa una risposta dal cellulare sepolto: "Vi proteggo, ce la farete a superare questo momento, andrà tutto bene".Mistero risolto - La nipote e tutta la famiglia erano sotto shock. "Come è possibile?" si ripetevano. Finché l'enigma non è stato risolto: il numero di Lesley Emerson era stato riassegnato dalla sua società di telefonia mobile a un'altra persona. Da una parte la notizia ha smentito l'ipotesi che qualcuno avesse violato la tomba e li ha rassicurati, ma dall'altra il fatto che il numero della 59 enne fosse stato subito riciclato li ha indignati. L'autore degli sms si è poi scusato, dicendo che aveva pensato che qualcuno gli avesse tirato uno scherzo.
venerdì 17 ottobre 2014
Bresso, costretti a vivere sulla panchina davanti al cimitero
Da un lato, quindi, Ettore e i compagni di sventura. Dall’altro l’amministrazione comunale soffocata da tagli ai finanziamenti e dal Patto di stabilità, obbligata a rispettare le normative in tema di assegnazione di alloggi popolari. «Sono arrivato al limite, sono pronto a legarmi a un lampione davanti al Comune in segno di protesta – racconta Ettore, 47 anni, ex autista di pullman - Chiedo solo una stanza e un bagno per riconquistare la mia dignità e avere l’opportunità di ricominciare a cercare un lavoro. Le istituzioni non ci stanno dando una mano. La gente ci guarda storto, ma noi ci siamo fatti lasciare una scopa per pulire l’area che utilizziamo. Riusciamo a recuperare qualche soldo per mangiare grazie alla bontà di alcune persone che, sapendo che non facciamo del male a nessuno, ci donano qualche spicciolo.
Il problema è che ora sta arrivando il freddo e la nostra apprensione cresce, come la preoccupazione per la nostra incolumità fisica: già in due occasioni ho rischiato di prendermi una coltellata». Oggi un incontro in municipio potrebbe risolvere la situazione di Ettore. Ma restano Rocco, privo di famiglia che possa portare aiuto, e Klai, ex lavoratore in un’impresa di pulizie senza un tetto a causa di problemi familiari e padre di un bimbo 8 anni.
«Ci stiamo muovendo per aiutare queste persone – spiega Patrizia Manni, assessore ai Servizi sociali -, ma bisogna sottolineare come si stia parlando di uomini adulti e abili al lavoro. Capisco ogni forma di disagio, innegabile per queste persone, ma esistono casi di famiglie in difficoltà e con minori che devono per legge essere prioritarie». «Lunedì abbiamo avuto un incontro con la Croce Rossa e un’associazione sul territorio in cui abbiamo parlato di questo caso – conclude l’assesore – e posso ritenermi fiduciosa. Ma non abbiamo la bacchetta magica e l’emergenza alloggi è forte anche a Bresso. Se non dovessimo trovare una soluzione abitativa immediata, spero che queste persone accettino provvisoriamente un dormitorio».
Ragazzo ucciso in Calabria, spunta lo 007 vaticano
Un sacerdote in contatto con il servizio segreto della Santa Sede interviene nell'inchiesta su un omicidio commesso in Calabria. Un mistero su cui proseguono le indagini
Il servizio segreto del Vaticano, “l'Entità” che da quattro secoli spia per conto della Santa Sede, è intervenuto nelle indagini su un delitto di ndrangheta in Calabria. Una vicenda dai risvolti ancora misteriosi che viene rivelata da Lirio Abbate sul numero de “l'Espresso”
Una storia che comincia con l'omicidio di un diciottenne, assassinato
nel dicembre 2009 a Taurianova, alle pendici dell'Aspromonte. Il ragazzo
è stato ucciso da un killer solitario mentre festeggiava il compleanno
di un'amica. La vittima, Francesco Inzitari, è il figlio di Pasquale, un
politico e imprenditore di Rizziconi arrestato nel maggio del 2008 con
l’accusa di essere colluso con i clan.
Di fronte all'omertà dei testimoni, vengono messi sotto controllo i
telefoni. Cinque giorni dopo una delle testimoni riceve un sms: «Ciao
Angela, ti sei ripresa un po’? Se vuoi qualcosa non farti problemi a
chiedermela. Non preoccuparti: sappiamo chi è stato. A presto». A
scriverlo è un giovane prete, Giuseppe Francone, originario di
Polistena, che all’epoca aveva 25 anni e affiancava il parroco di
Rizziconi. Il padre della ragazza chiama il sacerdote per chiedere
spiegazioni.
E Don Francone gli risponde di conoscere sia l'esecutore che i mandanti. Poi si mettono d’accordo: non bisogna dire nulla.
I magistrati della procura di Reggio Calabria che conducono l’inchiesta
convocano il prete. Ma don Francone si giustifica e minimizza. Spiega
solo di «aver sentito alcune voci in parrocchia sui possibili autori del
delitto che sono vicini alla famiglia Crea» e di averne parlato in
Curia.
Dopo la deposizione, grazie a una cimice nascosta sulla sua auto, i
carabinieri registrano una sua telefonata. Il sacerdote chiama il
Vaticano e chiede di parlare con la segreteria di Stato. Poi si fa
passare un ufficio di copertura dei servizi segreti del Santo Padre e si
presenta al suo interlocutore con un codice numerico di sei cifre. A
quel punto domanda di «monsignore Lo Giudice», a cui fa rapporto.
Accenna all’ipotesi che qualcuno, forse dell’intelligence vaticana,
possa avere «interferito» con le indagini. Evoca verbali e archivi,
custoditi in Calabria, farà un controllo per vedere cosa emerge su Crea e
Inzitari. Infine dice: «L’unica cosa che mi hanno chiesto è che se
acquisiamo informazioni di fargliele avere». Ma sottolinea che prima di
passare le informazioni ai magistrati vuole trasmetterle in Vaticano, in
modo tale che possano «lavorarle» a Roma.
L’unica foto disponibile di don Francone sulla sua pagina Twitter lo
mostra mentre stringe la mano a papa Francesco. Nel 2012 ha lasciato la
Calabria e si è trasferito in una parrocchia del quartiere Prati, a
pochi passi da San Pietro. L’ipotesi investigativa è che dietro
l’uccisione del diciottenne ci sia una vendetta. Una punizione di sangue
del clan Crea nei confronti del padre, Pasquale Inzitari, che assieme
al cognato Nino Princi avrebbe fatto sapere alla polizia come catturare
il padrino latitante Teodoro Crea. E la famiglia Crea dispone di
relazioni romane molto forti, anche tra uomini dello Stato. Una vicenda
su cui il gip ha ordinato di compiere nuove indagini.
La nota del Sismi: "Nel 1993 la mafia voleva uccidere Napolitano"
"Vogliono uccidere Giorgio Napolitano".
Il 29 luglio 1993 il Sismi in una "nota interna" sosteneva che una
fonte "ancora da verificare" aveva conoscenza e quindi riferito del
rischio concreto di un attentato, da compiersi tra il 15 e il 20 agosto
di quell'anno, nei confronti di soggetti politici di rilievo, "in
particolare Giovanni Spadolini e Giorgio Napolitano". I contenuti della
nota vennero poi ribaditi dal Sismi che, qualche giorno dopo, il 4
agosto '93, decide di "esternare" l'informazione che viene cosi'
trasmessa ai gabinetti dei ministeri della Difesa, dell'Interno, al
comando generale dei carabinieri e della Guardia di finanza, al Sisde,
alla Dia. La nota del Sismi e' stata depositata oggi, dai pm della
Procura di Palermo, al processo sulla trattativa Stato-mafia.
La nota del Cesis - La nota fa parte di un carteggio inviato nel 2002 dal Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) al pm fiorentino Gabriele Chelazzi che indagava sulle stragi del 1993 e morto a aprile dello stesso anno. Atti di un procedimento che, a Firenze, è stato archiviato, ma su cui i pm palermitano ritengono di dovere approfondire alcuni aspetti. Dagli atti depositati dal pm emerge che - in piena emergenza in seguito alle bombe che da maggio a fine luglio 1992 scoppiarono da Roma a Firenze a Milano - il 6 agosto 1993 al Cesis ci fu un vertice sull'argomento a cui parteciparono i massimi vertici dei servizi, delle forze dell'ordine e anche un rappresentante del Dap (il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria). Una tesi, per certi versi fuorviante, tanto che il 10 agosto il capo della Dia Gianni De Gennaro scrive una informativa in cui, per la prima volta, viene descritto lo scenario sulle bombe del 1993, piazzate dalla mafia, sosteneva la Dia, che "voleva intavolare un tentativo di dialogo con lo Stato sul tema del 41 bis".
La nota del Cesis - La nota fa parte di un carteggio inviato nel 2002 dal Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) al pm fiorentino Gabriele Chelazzi che indagava sulle stragi del 1993 e morto a aprile dello stesso anno. Atti di un procedimento che, a Firenze, è stato archiviato, ma su cui i pm palermitano ritengono di dovere approfondire alcuni aspetti. Dagli atti depositati dal pm emerge che - in piena emergenza in seguito alle bombe che da maggio a fine luglio 1992 scoppiarono da Roma a Firenze a Milano - il 6 agosto 1993 al Cesis ci fu un vertice sull'argomento a cui parteciparono i massimi vertici dei servizi, delle forze dell'ordine e anche un rappresentante del Dap (il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria). Una tesi, per certi versi fuorviante, tanto che il 10 agosto il capo della Dia Gianni De Gennaro scrive una informativa in cui, per la prima volta, viene descritto lo scenario sulle bombe del 1993, piazzate dalla mafia, sosteneva la Dia, che "voleva intavolare un tentativo di dialogo con lo Stato sul tema del 41 bis".
Travaglio litiga con Santoro e lascia in diretta lo studio di Servizio Pubblico
Travaglio non accetta le critiche di un "angelo del fango" e di Burlando. Santoro lo attacca: "Fin quando sarò vivo accetterò il libero dibattito. Anche che un angelo del fango possa rispondere a Marco Travaglio"
Divorzio in diretta tv. La coppia più celebre della sinistra catodica italiana va in frantumi davanti alle telecamere.
È la fine di un'era. Era da un po' di tempo che tra Marco Travaglio e Michele Santoro le cose non andavano paticolarmente bene. Metti il calo sistematico degli spettatori con il conseguente nervosismo del conduttore, aggiungi le ambizioni da prima donna del condirettore del Fatto Quotidiano e il risultato è esplosivo. Infatti, giovedì sera, le tensioni sono fatalmente deflagrate con un boato la cui eco durerà a lungo. Travaglio incrocia la spada con il presidente della Regione Liguria e con un anonimo angelo del fango che "osa" essere in disaccordo con lui. Lesa maestà. La spocchia del giornalista più antiberlusconiano del Paese ha il sopravvento, solo lui può parlare. Santoro s'imbizzarrisce e lo invita a confrontarsi con tutti. E' solo l'inizio. Poi le polveri si infiammano. Il giornalista del Fatto attacca il governatore: "Risponda lei alle porcate che ha fatto in 30 anni". Il conduttore di Servizio Pubblico non ci sta e sbotta: "Non si insultano le persone, basta". Travaglio si alza e lascia lo studio... Ma non è finita, il giornalista salernitano posa la pietra tombale: "Fin quando sarò vivo accetterò il libero
giovedì 16 ottobre 2014
Imposte guardianie a terreni,tre arresti Indagine Squadra mobile Reggio,agricoltori vessati in tutti modi
La Squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato tre persone accusate di estorsione aggravata ai danni di alcuni proprietari terreni della Piana di Gioia Tauro imponendo loro guardianie abusive a terreni. Il provvedimento è stato notificato in carcere a Domenico Cianci, 67 anni; Rocco Pesce (45) è stato arrestato e Luigi Cutrì (70) è stato posto ai domiciliari. I proprietari terrieri erano costretti a subire ogni tipo di vessazione. Le vittime hanno collaborato.
Beppe Grillo, il guardaspalle è uno spacciatore
Odia i pregiudicati, ma si fa scortare da uno di loro. Predica la legalità, poi però sfila accanto a personcine ben note alle forze dell’ordine. Stupefacente Beppe Grillo: fischiato nella sua Genova e smentito dalla Rete. Le immagini parlano da sole. Dicono che ciò che ha scritto Ilario Lombardo sul Secolo XIX di ieri risponde a verità. Inutile che il Movimento Cinquestelle provi a negare e prenda le distanze dai suoi attivisti. Assicuri che è tutto in regola e che gli amici di Beppe sono «persone pulite». La passerella genovese del comico nei luoghi dell’alluvione si è rivelata, in realtà, un boomerang, la gag peggiore, una battuta che fa piangere. Oltre alle contestazioni, è venuto fuori pure che gli energumeni di cui Grillo si era circondato (forse per paura di prendersele dai suoi concittadini), non sono certo così «gandhiani come i grillini vogliono fare credere. Uno, in particolare, Daniele Tizzanini, è un ultrà del Genoa con alle spalle una condanna per un’aggressione compiuta con altri tifosi a un pullman di sostenitori del Verona. Ma soprattutto è un pregiudicato (parola tanta cara al Movimento quando si tratta di Berlusconi), visto che nel 2002 è stato arrestato con altre due persone per spaccio di droga.
Precari protestano a Villa San Giovanni, bloccati traghetti verso Sicilia Iniziativa nell'ambito di una manifestazione promossa da Cisl e Uil
Un migliaio di lavoratori precari e
percettori di ammortizzatori sociali stanno bloccando a Villa San
Giovanni gli imbarcaderi dei traghetti privati, interrompendo i
collegamenti per la Sicilia. La protesta è stata messa in atto
nell'ambito di una manifestazione promossa da Cisl e Uil.
mercoledì 15 ottobre 2014
Nella passerella di Genova Grillo scortato da pregiudicato Daniele Tizzanini, disoccupato, ultras condannato per reati da stadio e spaccio
Oltre a beccarsi le contestazioni da parte degli "angeli del fango", Beppe Grillo fa parlare di sé per un'altra questione: quella delle guardie del corpo.
Infatti, nella sua passerella a Genova, il leader del Movimento 5 Stelle era accompagnato da quattro bodyguard a cui ha dato istruzione su come comportarsi con i giornalisti. Uno di queste guardie del corpo è Daniele Tizzanini, disoccupato, 43 anni, ultras condannato per reati da stadio e spaccio. Da quanto riporta il SecoloXIX, gli accompagnatori di Grillo avrebbero aggredito giornalisti e fotografi durante la visita nel capoluogo ligure di giovedì mattina. Sul suo blog, Grillo ha provveduto a dissociarsi: "Movimento 5 Stelle si dissocia dai comportamenti violenti e Beppe Grillo non era accompagnato da nessuna guardia del corpo".
Infatti, nella sua passerella a Genova, il leader del Movimento 5 Stelle era accompagnato da quattro bodyguard a cui ha dato istruzione su come comportarsi con i giornalisti. Uno di queste guardie del corpo è Daniele Tizzanini, disoccupato, 43 anni, ultras condannato per reati da stadio e spaccio. Da quanto riporta il SecoloXIX, gli accompagnatori di Grillo avrebbero aggredito giornalisti e fotografi durante la visita nel capoluogo ligure di giovedì mattina. Sul suo blog, Grillo ha provveduto a dissociarsi: "Movimento 5 Stelle si dissocia dai comportamenti violenti e Beppe Grillo non era accompagnato da nessuna guardia del corpo".
Immigrati, la Merkel se ne frega: non invia mezzi nel Mediterraneo
Nonostante le promesse del ministro dell'Interno Angelino Alfano,
sono pochissimi i Paesi dell'Eurozona a contribuire alla missione
Frontex. Un manipolo di appena otto Stati ha, infatti, messo a
disposizione i mezzi necessari a bloccare l'ondata di clandestini che
dal Nord Africa punta verso le coste italiane. E tra questi non c'è la Germania.
A sentir parlare Alfano Bruxelles ha "rafforzato le capacità operative di Frontex". Solo sulla carta, però. Perché solo otto Stati membri hanno messo a disposizione mezzi tecnici per l'operazione Triton.
Così, il materiale non basta. Tanto che, nelle ultime ore, il direttore
esecutivo dell'agenzia Gil Arias si è visto costretto a lanciare una
nuova richiesta sperando in "una maggiore partecipazione".
La disponibilità è arrivata da Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda,
Olanda, Lettonia, Malta e Francia. Tra questi balza subito all'occhio
l'assordante assenza della Germania. Da mesi la cancelliera Angela Merkel
accusa Roma di non fare abbastanza per contrastare gli sbarchi degli
immigrati. Eppure, quando si è trattato di fare la propria parte, si è
subito tirata indietro. La Germania si è, infatti, limitata a mettere a
disposizione di Frontex il personale specializzato. Non è certo
abbastanza per una emergenza epocale che, dall'inizio dell'anno, conta oltre i 120mila arrivi.
"Dai primi di novembre partirà l’operazione congiunta Triton al
cui avvio corrisponderà la fine progressiva di Mare Nostrum - ha
ricordato Alfano - il rafforzamento di Frontex oggi sembra legato
all’intervento nel Mediterraneo, ma in realtà si tratta di un precedente
virtuoso per un eventuale intervento più forte, speriamo non
necessario, su tutte le altre frontiere europee, a partire da quella
dell’Est". Sul fronte del Mediterraneo, però,
l'agenzia non ha mezzi a sufficienza per garantire un regolare
pattugliamento sull'intero fronte. L’agenzia prevede, infatti, un
impiego mensile di due navi d’altura, due imbarcazioni, quattro
motovedette, due aerei e un elicottero. "Considerando la vasta
area operativa - spiega il direttore esecutivo Arias - la sorveglianza
aerea avrà un ruolo chiave che permetterà individuazioni immediate".
Per l’operazione Triton, che ha un budget di 2,9 milioni di euro,
Frontex opererà sotto il comando ed il controllo delle autorità italiane
e lavorerà in stretto coordinamento con la Guardia di Finanza, la
Guardia costiera e la Marina. Ma, se questo è il contributo dell'Unione
europea, non promette niente di buono.
Calciatore condannato per rapina,arresto
Un calciatore della squadra della Serrese, che milita nel campionato di Promozione, è stato arrestato dalla squadra mobile di Vibo Valentia perché deve scontare una condanna a tre anni e cinque mesi di reclusione per rapina e lesioni aggravate. Mariano Giuggioloni, di 25 anni, di Vibo, è stato ritenuto responsabile di una rapina compiuta nel 2009 a Genova. E' stato rintracciato dalla polizia in una abitazione di Serra San Bruno.
Si dimettono in 7: Soverato verso il commissariamento Sfiduciato il sindaco Alecci: passo indietro di 4 esponenti della minoranza e di tre dissidenti della maggioranza
SOVERATO Le dimissioni contestuali di
quattro consiglieri di minoranza e di tre dissidenti della maggioranza
provocano la "caduta" dell'amministrazione comunale di Soverato e il
conseguente commissariamento dell'ente. A rassegnare le dimissioni dal
civico consesso sono stati gli sponenti dell'opposizione Francesco
Manti, Katia Urzino, Pietro Curatola, Antonello Gagliardi, a cui si sono
aggiunti i dissidenti Emanuele Salatino (presidente del consiglio
comunale), Gabriele Francavilla e Vittoria Ciaccio. Il Comune di
Soverato era guidato dal maggio scorso dal 37enne Ernesto Alecci, che
aveva vinto le elezioni, a capo della lista "Verso il futuro", con il
35,5% dei consensi.
Incendiata auto sindaco e vice, arresti Operazione Cc. Inviata anche lettera minacce con proiettile
Hanno incendiato le auto del sindaco e del vice sindaco di Marano Marchesato ed inviato a loro e ad un assessore una lettera di minacce per chiedere l'assunzione di cinque persone. Con questa accusa tre persone, Domenico Mignolo, 27 anni, Alberto Ruffolo (25) e Alberto Novello (22), sono state arrestate dai carabinieri del Reparto operativo e della Compagnia di Cosenza. Il loro obiettivo, hanno riferito gli investigatori, è fallito per "il netto rifiuto opposto dalle persone offese".
Regionali, prove di coalizione per Ferro
Si è tenuta a Lamezia Terme una riunione dei partiti che hanno deciso di
far parte della coalizione di centrodestra a sostegno della candidatura
dell'ex commissario della Provincia di Catanzaro. A ribadirlo anche
Matteoli
CATANZARO "Attorno al nome di Wanda Ferro parte un progetto di reale cambiamento della regione, con il contributo di uomini e donne che hanno le mani libere e vogliono impegnarsi in una scelta che riporti in Calabria normalità, regole, meritocrazia, efficienza amministrativa e coraggio delle scelte". Sono questi i temi - è scritto in un comunicato dell'ufficio stampa di Wanda Ferro - su cui si è concentrata la prima riunione, tenuta oggi pomeriggio a Lamezia Terme, dei partiti che da subito hanno deciso di far parte della coalizione di centrodestra a sostegno della candidatura dell'ex commissario della Provincia di Catanzaro alla presidenza della Regione. "Un progetto che resta aperto a tutti coloro che si possono naturalmente ritrovare in un percorso di centrodestra - dice Wanda Ferro - ma anche a quei movimenti in cui si ritrovano diverse sensibilità e culture politiche, ma che ritengono di sostenere la nostra determinata volontà di imprimere alla Calabria un cambiamento senza compromessi. Anche per questo apriremo il programma al contributo di associazioni, movimenti, organismi di categoria e mondo delle professioni". Presenti al tavolo, presieduto dalla coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli, affiancata da Luciano Vigna, i rappresentanti di Fratelli d'Italia-An, Gianfranco Turino, Francesco Rapani e Francesco Bevilacqua; de La Destra, Alfredo Iorio; di Realtà popolare, Francesco Luzza; Liberal Democratici, Ciro Palmieri; del Nuovo Psi, Michelangelo Frisini e Domenico Fulciniti, e delle Democrazia Cristiana, Eraldo Rizzuti e Sandro Cortese. Wanda Ferro ha ringraziato tutti per il sostegno dato alla sua candidatura. "Una candidatura - ha detto - che è arrivata un po' in ritardo perché la volontà è stata quella di condurre la trattativa solo su temi politici, senza cedere ad alcun compromesso. Nonostante la partenza sia avvenuta in ritardo, la possibilità di vincere è intatta, e lo percepisco girando i territori, dove trovo grandissima attenzione e affetto da parte delle comunità. La gente mi manifesta fiducia e mi chiede di segnare una svolta vera. I cittadini chiedono freschezza, gioventù, moralità, attenzione ai territori e capacità di risolvere i problemi reali dei cittadini". "L'interpartitica - si afferma ancora nella nota - ha avuto soprattutto carattere operativo e dopo avere affrontato le questioni legate alla definizione delle liste e agli adempimenti burocratici, si è soffermata sui principali temi che saranno inseriti nel programma di governo proposto ai calabresi: innanzitutto le grandi questioni del lavoro e del precariato; l'affermazione a tutti i livelli della meritocrazia; la necessità di non polverizzare le risorse europee, indirizzandole invece verso progetti di ampio respiro, capaci di avere reali ricadute sulla regione; una sanità rivolta esclusivamente ai bisogni del cittadino e liberata dalle ingerenze della politica; una burocrazia efficiente e ancora i temi dell'ambiente, del turismo e del contrasto al dissesto idrogeologico".
CATANZARO "Attorno al nome di Wanda Ferro parte un progetto di reale cambiamento della regione, con il contributo di uomini e donne che hanno le mani libere e vogliono impegnarsi in una scelta che riporti in Calabria normalità, regole, meritocrazia, efficienza amministrativa e coraggio delle scelte". Sono questi i temi - è scritto in un comunicato dell'ufficio stampa di Wanda Ferro - su cui si è concentrata la prima riunione, tenuta oggi pomeriggio a Lamezia Terme, dei partiti che da subito hanno deciso di far parte della coalizione di centrodestra a sostegno della candidatura dell'ex commissario della Provincia di Catanzaro alla presidenza della Regione. "Un progetto che resta aperto a tutti coloro che si possono naturalmente ritrovare in un percorso di centrodestra - dice Wanda Ferro - ma anche a quei movimenti in cui si ritrovano diverse sensibilità e culture politiche, ma che ritengono di sostenere la nostra determinata volontà di imprimere alla Calabria un cambiamento senza compromessi. Anche per questo apriremo il programma al contributo di associazioni, movimenti, organismi di categoria e mondo delle professioni". Presenti al tavolo, presieduto dalla coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli, affiancata da Luciano Vigna, i rappresentanti di Fratelli d'Italia-An, Gianfranco Turino, Francesco Rapani e Francesco Bevilacqua; de La Destra, Alfredo Iorio; di Realtà popolare, Francesco Luzza; Liberal Democratici, Ciro Palmieri; del Nuovo Psi, Michelangelo Frisini e Domenico Fulciniti, e delle Democrazia Cristiana, Eraldo Rizzuti e Sandro Cortese. Wanda Ferro ha ringraziato tutti per il sostegno dato alla sua candidatura. "Una candidatura - ha detto - che è arrivata un po' in ritardo perché la volontà è stata quella di condurre la trattativa solo su temi politici, senza cedere ad alcun compromesso. Nonostante la partenza sia avvenuta in ritardo, la possibilità di vincere è intatta, e lo percepisco girando i territori, dove trovo grandissima attenzione e affetto da parte delle comunità. La gente mi manifesta fiducia e mi chiede di segnare una svolta vera. I cittadini chiedono freschezza, gioventù, moralità, attenzione ai territori e capacità di risolvere i problemi reali dei cittadini". "L'interpartitica - si afferma ancora nella nota - ha avuto soprattutto carattere operativo e dopo avere affrontato le questioni legate alla definizione delle liste e agli adempimenti burocratici, si è soffermata sui principali temi che saranno inseriti nel programma di governo proposto ai calabresi: innanzitutto le grandi questioni del lavoro e del precariato; l'affermazione a tutti i livelli della meritocrazia; la necessità di non polverizzare le risorse europee, indirizzandole invece verso progetti di ampio respiro, capaci di avere reali ricadute sulla regione; una sanità rivolta esclusivamente ai bisogni del cittadino e liberata dalle ingerenze della politica; una burocrazia efficiente e ancora i temi dell'ambiente, del turismo e del contrasto al dissesto idrogeologico".
"Evadere non è reato grave": pagherà un milione all'Agenzia delle Entrate
Imprenditore condannato a pagare un maxi risarcimento all'Agenzia delle Entrate. Il giudice: "Danno d'immagine"
Aveva dichiarato che "l'evasione fiscale non rappresenta un reato grave": ora Andrea Ghiotto, imprenditore di Arzignano, nel Vicentino, è stato condannato a pagare una multa di un milione di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate.
Lo ha stabilito un giudice del Tribunale di Vicenza, dopo che la Direzione regionale della stessa Agenzia si era costituita parte civile. L'imprenditore veneto è stato ora condannato ad un risarcimento milionario a favore del Fisco per danno di immagine.
Le dichiarazioni in questione erano state pronunciate nel corso di un'intervista televisiva seguita ad un'inchiesta sull'evasione nel settore della concia delle pelli nel distretto di Arzignano.
Abbattuta baraccopoli migranti
A San Ferdinando resterà tendopoli che verrà messa a norma
È stata
abbattuta, a San Ferdinando, la baraccopoli nata vicino la
tendopoli allestita dalla Protezione civile per dare accoglienza
ai migranti impegnati nella raccolta degli agrumi nella Piana di
Gioia Tauro. Si tratta di piccole baracche che erano state
realizzate abusivamente dai migranti che non erano riusciti a
trovare posto nelle tende. La tendopoli verrà poi messa a norma,
igienizzata e affidata alla gestione del volontariato e della
parrocchia.
Pd, la vendetta sul marito della Kyenge: cacciato Domenico Grispino
«È una persona onesta intellettualmente che sta pagando lo scotto di avere per moglie Cécile Kyenge». L’ex stretto collaboratore del ministero all’Integrazione non ci gira intorno e descrive in questo modo la situazione di Domenico Grispino, sessantenne ingegnere modenese, ormai quasi disoccupato. Attualmente è il direttore del Consorzio attività produttive aree e servizi della provincia di Modena a cui aderiscono 13 comuni, compreso il capoluogo. Il presidente dell’ente è Anna Maria Vandelli, potente assessore del Pd del Comune di Modena (tra le deleghe urbanistica, edilizia, politiche abitative e aree produttive). Lo stipendio di Grispino è di 90mila euro lordi annui e l’incarico, che occupa dal settembre 2009, non gli è stato confermato. Giusto, diranno i lettori, un po’ di sana rotazione. Ci sono due «però».
I dubbi - Il primo è che l’attuale dirigente Grispino ha preso in mano il consorzio con un bilancio in rosso di 1,6 milioni di euro e lo lascia (dato 2013) con un utile d’esercizio di quasi 2 milioni. Un risanamento che dal 2009 al 2013 è avvenuto in modo costante. Il secondo «però» riguarda i motivi che potrebbero aver portato all’avvicendamento al vertice del consorzio. Infatti Grispino, lo ricorderanno i lettori di Libero, nel dicembre 2013 ci rilasciò dichiarazioni a dir poco scoppiettanti a proposito del Partito democratico (lo stesso del presidente Vandelli). Un’intervista eloquente già dal titolo: «Il ricatto del Pd a mia moglie Cécile». Sotto: «Parla Domenico Grispino: “Le hanno fatto firmare un impegno a restituire 34mila euro di spese elettorali, ma la campagna l’ho pagata tutta io”». Ufficialmente nessuno ammetterà che il motivo della «cacciata» di Grispino sia quell’articolo, benché il rapporto di causa-effetto non venga escluso neppure dal diretto interessato. Infatti quando gli domandiamo se dietro alla sua mancata riconferma possa esserci il colloquio con Libero, la replica è sibillina: «Non posso escluderlo». Continua Grispino: «La presidente Vandelli nei giorni scorsi è venuta e mi ha detto: “So che hai molto ferie non godute, dovresti farle”. Quindi ha aggiunto che il cda ha deciso di fare una nuova selezione per il mio posto e allora io le ho risposto che probabilmente non mi presenterò».
Domandiamo se fosse obbligatoria quella strada. «No» replica sicuro il marito di Kyenge, «tant’è che per essere assunto ho fatto una selezione con altri 13 candidati, mentre quando è decaduto il penultimo cda sono stato rinominato automaticamente». Parafrasando il titolo di un vecchio film, si potrebbe dire che Dio perdona, il Pd no. Il motivo? Risfogliamo quell’intervista: «I candidati sono stati portati come una mandria di vacche a firmare questo “accordo”. Non c’erano alternative c’era il fumus del ricatto» aveva detto Grispino. All’obiezione che quella cifra (circa 34mila euro) moltiplicata per circa 400 eletti aveva come risultato 13 milioni di euro, l’ingegnere aggiunse: «Guardi che il Pd è una macchina da soldi». Il giorno successivo Kyenge, smarrita, diramò un gelido comunicato di dissociazione dalle parole del marito. Dieci mesi dopo mister Kyenge (ma non chiamatelo così se no promette «calci nei maroni») non intende perdersi d’animo e prova a scherzare sulla nuova disavventura: «Le mando il curriculum (19 pagine, ndr) così magari mi aiuta a cercare un posto di lavoro. A 60 anni sono costretto a provare per la prima volta in vita mia l’ebbrezza della disoccupazione».
Quale meritocrazia? - Gli spieghiamo che la sua vicenda rischia di diventare la metafora della suscettibilità del potere: «Lei così mi fa ritornare single, poi mi deve trovare anche la morosa», ironizza. Quindi difende i risultati del suo operato: «Ho preso il consorzio con il bilancio pesantemente in rosso e l’ho portato a realizzare ricavi per quasi due milioni di euro». Quindi riprende il tono scherzoso: «Sa che titolo metterei io? È questa la meritocrazia di Matteo Renzi?». Ce lo dica lei… «Io non ce l’ho con il premier. Questi sono quelli della vecchia guardia, sebbene alcuni siano diventati renziani dell’ultima ora. Ma il presidente del Consiglio che cosa ha cambiato?». Allora insiste? «Io quando l’ho votato speravo intervenisse su queste cose, che premiasse chi ottiene i risultati».
Come ribatte Anna Maria Vandelli alle accuse di Grispino? «In Comune abbiamo deciso di riselezionare tutti i dirigenti e anche per il consorzio abbiamo scelto di seguire la stessa linea». Ma l’ingegnere poteva essere riconfermato? «A norma di statuto sì, ma il consiglio d’amministrazione ha ritenuto di procedere con un avviso pubblico per l’assegnazione». Tra i motivi dell’addio c’è l’intervista in cui l’ingegnere attaccò il Pd? «Non sapevo neanche ne avesse rilasciata una» ride Vandelli. E il fatto che l’ingegnere sia il marito dell’ex ministro Kyenge ha influito sulla decisione? «Diciamo che non lo abbiamo riconfermato proprio per fugare ogni dubbio sulla selezione, trattandosi di un incarico prestigioso e ben remunerato. Visto che ci sono pensieri non limpidi e pregiudizio nei confronti del sistema politico abbiamo deciso di ripartire con il piede giusto».
Obiettiamo a Vandelli che il consorzio con il direttore uscente ha ottenuto buoni frutti. «I risultati sono dei numeri e sono innegabili» è la risposta. «Ma proprio perché Grispino è bravo quando presenterà il suo curriculum, la commissione potrà sceglierlo di nuovo, anche se non sono in grado di escludere che possa presentarsi uno più bravo di lui». Su questo punto Grispino è d’accordo con Vandelli:«Credo anche di sapere il nome di quello più bravo di me. Ma forse mi sto sbagliando».
martedì 14 ottobre 2014
Grillo contestato a Genova: "Vieni a spalare con noi"
Il leader del M5s, Beppe Grillo, è arrivato a
Genova per visitare la città dopo l'alluvione ed è stato contestato da
un gruppo di ragazzi che da venerdì sta spalando fango al Museo di
storia naturale - a cura di LaPresse
Rischio isolamento per Ncd Il senatore Caridi pronto al ritorno in Forza Italia. Alleanza con il centrodestra sempre più a rischio. E il Pd alza le barricate
LAMEZIA TERME E adesso gli alfaniani dovranno fare di tutto per evitare l'isolamento. Ogni giorno che passa è un nuovo masticare amaro. Ieri il documento dell'Udc regionale che – con il solo voto contrario di Franco Talarico – ha chiuso le porte a un accordo con l'Ncd di Gentile. I due partiti correranno da soli, con quale coalizione è ancora difficile dirlo. Il Nuovo centrodestra calabrese paga sulla propria pelle anche lo scontro che si sta consumando tra Berlusconi e Alfano. La "campagna acquisti" dell'ex premier sta dando i suoi frutti. Ieri mattina è stato il senatore siciliano Tonino D'Alì – azzurro della prima ora – a dire addio al ministro dell'Interno per riabbracciare la causa forzista. E non sarebbe finita qui: anche il parlamentare calabrese Antonio Caridi sarebbe pronto a ritornare all'ovile. Non è una questione da poco. In primo luogo perché la maggioranza renziana a Palazzo Madama può contare su numeri assai scarni, per cui altre defezioni potrebbero mettere seriamente a rischio la tenuta del governo. In secondo luogo perché Caridi è l'unico parlamentare rimasto "fedele" all'ex presidente della Regione Peppe Scopelliti. Gli altri senatori – da Piero Aiello passando per Giovanni Bilardi e Nico D'Ascola – hanno invece deciso di legare il loro destino a quello del coordinatore Ncd Tonino Gentile che, come è noto, con Scopelliti ha una guerra aperta.
Il dietrofront del figliol prodigo Caridi non può non essere visto come un passo verso il ritorno degli scopellitiani alla corte dell'ex Cavaliere e della sua pasdaran calabrese Jole Santelli. E, considerati i rapporti ormai freddissimi di Gentile con la coordinatrice forzista – accusata di aver sempre mantenuto un dialogo aperto con Scopelliti e i suoi –, è chiaro che un'eventuale alleanza alle regionali diventa un'ipotesi sempre meno concretizzabile. Anche perché la conditio sine qua non posta da Ncd è lo stop alla ricandidatura dei consiglieri regionali uscenti nelle liste civiche a supporto di Wanda Ferro. Un modo per sbarrare la strada proprio a Scopelliti – che sta lavorando alla sua "Calabria futura", dove potrebbero trovare posto i fuoriusciti alfaniani Orsomarso e Salerno – e al tempo stesso tentare di assicurare al partito una buona performance alle urne.
Ma, complice il clima avverso a Roma, Gentile rischia di trovarsi tutte le porte sbarrate. Ieri anche la direzione regionale del Pd – con il segretario Magorno in testa – ha ribadito il suo secco no ad accordi con gli alfaniani, con lo stesso Oliverio che sarebbe più propenso a una "partnership" con lo Scudocrociato più che con i gentiliani. Che ora devono stare attenti. Per non rimanere soli.
Corruzione, arrestati un ufficiale della Gdf e un imprenditore farmaceutico
Napoli, indagine su presunte irregolarità nelle verifiche fiscali. In manette il colonnello Fabrizio Giaccone e Nazario Matachione. Ai militari Rolex per ammorbidire i controlli
Il colonnello della guardia di finanza Fabrizio Giaccone e l'imprenditore farmaceutico Nazario Matachione sono stati arrestati con l'accusa di corruzione. L'arresto è stato eseguito dalla Gdf nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli coordinata dal procuratore aggiunto Piscitelli e dai pm Woodcock e Carrano.Nei confronti di Giaccone, ex comandante della Finanza a Fiumicino, e di Matachione sono state eseguite ordinanze di custodia su richiesta dei magistrati della Procura di Napoli. Si tratta degli sviluppi dell'indagine che a luglio portò all'arresto del colonnello Fabio Massimo Mendella per presunte irregolarità nelle verifiche fiscali. Lo stesso Mendella risulterebbe coinvolto in quest'ultimo filone di indagine.
Rolex per ammorbidire controlli - Il colonnello è accusato di corruzione per avere ricevuto dall'imprenditore Nazario Matachione Rolex, altri oggetti di valore e viaggi gratis per Parigi e New York in cambio di verifiche fiscali compiacenti. Fatti accaduti quando era comandante del gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata (Napoli). Accuse analoghe anche per il colonnello Mendella, già detenuto.
Indagato il generale Vito Bardi - Nella stessa inchiesta risulta inoltre indagato il generale Vito Bardi, ex vicecomandante generale già coinvolto nel filone di inchiesta che portò in carcere Mendella. I pm ipotizzano nei suoi confronti l'accusa di rivelazione di segreto: avrebbe rivelato a Mendella, cui era molto legato, il contenuto di un esposto anonimo che faceva riferimento ai rapporti tra lo stesso Mendella e l'imprenditore farmaceutico Nazario Matachione.
'Ndrangheta:fermato sindaco S.Ferdinando
Operazione Cc. Coinvolti anche v.sindaco e consigliere minoranza
Il sindaco di San
Ferdinando Domenico Madafferi, da due anni iscritto al Pd, è
stato sottoposto a fermo, insieme ad altre 25 persone, dai
carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria
nell'ambito di una inchiesta coordinata dalla Dda contro la
cosca Bellocco. Fermati anche il vicesindaco Santo Celi ed un
consigliere comunale di minoranza, Giovanni Pantano, tra i
fondatori del locale meet up del M5S. Sequestrati alcuni
ristoranti e negozi.
Luxuria a cena da Berlusconi
Se non se ne convincerà da solo, lo prenderanno per stanchezza. Perché Francesca Pascale e Vladimir Luxuria non hanno nessuna intenzione di cedere: Silvio Berlusconi deve dire sì alle unioni gay. Ieri sera, lunedì 13 ottobre, si sono incontrati tutti e tre a Villa San Martino, ad Arcore, dove hanno cenato e parlato. "Sapete che facciamo? Io e Francesca non gli daremo tregua", dice Luxuria al Corriere prima di varcare la soglia di casa Berlusconi.
"Francesca ha detto che Silvio per me è favorevole alle unioni gay e comunque chiedetelo a lui. Gasparri ha risposto che non è così. Io lo guarderò negli occhi e glielo chiederò". La sinistra del resto, ha "rotto le scatole dicendo che certe leggi non si potevano fare perché non voleva la destra. E se ora Berlusconi apre come la mettiamo?". Ma Maurizio Gasparri continua sulla sua linea: " A me Berlusconi ha detto di essere contrario ai matrimoni e alle adozioni gay. Se a me dice una cosa e ad altri un'altra non è colpa mia. E comunque il primo parlamentare di destra a discutere con Luxuria è il sottoscritto".
Napoli, picchiata la moglie del giovane accusato di aver seviziato un 14enne
Secondo il legale dell'uomo, la donna sarebbe stata aggredita davanti al carcere di Poggioreale mentre era in attesa per parlare con il marito
La moglie di Vincenzo Iacolare, il ventiquattrenne arrestato con l'accusa di aver seviziato con un compressore un ragazzo di 14 anni a Napoli, è stata aggredita da alcuni sconosciuti davanti al carcere di Poggioreale. Lo ha reso noto l'avvocato Antonio Sorbilli, difensore di Iacolare. Il legale ha spiegato che la donna è stata picchiata mentre era in fila in attesa di entrare per un colloquio con il marito
Riccardo Muti, se difficoltà da italiani
"Se ho avuto delle difficoltà durante la mia carriera, sono state create da persone del nostro Paese". A dirlo è stato il maestro Riccardo Muti che oggi, a Reggio Calabria, ha ricevuto la laurea honoris causa dell'università per stranieri Dante Alighieri, riferendosi alla "cattiva abitudine tutta italiana, di essere i maggiori denigratori di noi stessi". Muti, rispondendo ai giornalisti, ha detto "di non entrarci nulla con l'Opera di Roma. Parliamo di Calabria".
lunedì 13 ottobre 2014
A 130 metri di profondità, vicino le Lipari, mini-sommergibili trovano un sommergibile di duemila anni fa
Eolie, trovato sommergibile di duemila anni nei fondali marini- Durante
le ricognizioni archeologiche eseguite dalla Soprintendenza del mare in
collaborazione con la Global Underwater Explorers, due
mini-sommergibili, hanno trovato vicino le isole Lipari, a 130 metri di
profondità, una nave affondata 2000 anni fa. Sulla scoperta è
intervenuto il il soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, che ha
dichiarato: ” il risultato più eclatante è stato il ritrovamento di un
reperto eccezionale: un altare in terracotta su colonnina con
decorazione in rilievo ad onde marine. A bordo si sacrificava agli dei
dopo aver superato un passaggio difficile, prima di salpare o prima di
arrivare al fine di trovare genti non ostili e ristoro alla
navigazione”.
Durante le ricognizioni, svoltesi sui fondali di Cala Levante, Cala Tramontana, Cala Gadir , Panarea e Lipari, sono affiorate molte anfore, di origine greco italiche, ma la cosa che più ha attratto i ricercatori, sono state le ancore, rinvenute soprattutto tra le Lipari e Panarea, che dimostrano come quel luogo fosse il luogo di sosta ed ancoraggio lungo le rotte antiche che interessavano l’arcipelago eoliano. Sul sommergibile, sono state rinvenute molte cose antiche ed anche un’incisione in Greco formata da tre lettere.
StuntMan terrore in diretta precipita da 1200 m | VIDEO SHOCK
Un temerario chirurgo appassionato di ginnastica in situazioni estreme è
caudto dalla cima di una montagna in Norvegia mentre realizzava
volteggi alla sbarra. Le agghiaccianti immagini.
Ragazza sequestrata per gelosia, arresto Fidanzato vittima denuncia aggressione, liberata da carabinieri
(RC )- Un uomo, R.A.P., di 36 anni, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri a Reggio Calabria per sequestro di persona, minaccia, porto abusivo di armi, e lesioni gravi. Il trentaseienne, probabilmente per motivi passionali e di gelosia, ha aggredito e picchiato una ragazza polacca e poi l'ha presa in ostaggio. Il fidanzato della ragazza ha denunciato l'accaduto ed i carabinieri sono riusciti a rintracciarla ed a liberarla.
domenica 12 ottobre 2014
Ncd, si dimettono 62 presidenti dei circoli vibonesi
Ncd, si dimettono 62 presidenti dei circoli vibonesi
VIBO VALENTIA "Pensavamo che il Nuovo Centrodestra potesse diventare un modello di proposizione di politica nuova e autentica, purtroppo si è rivelato l'esatto contrario e ha deluso tutte le nostre aspettative". E' quanto si legge in un documento con il quale i presidenti di 62 circoli della provincia di Vibo Valentia, vicini alle posizioni dell'assessore al Lavoro della Regione Calabria, Nazzareno Salerno, si autosospendono dal partito di Angelino Alfano. "In questi mesi, a dispetto degli slogan e delle mere enunciazioni di facciata - affermano - non vi è mai stato un reale coinvolgimento della base. Se all'inizio vi era uno specifico motivo per il sostegno del governo nazionale, successivamente i fatti hanno dimostrato una debolezza nel confronto e nella proposizione delle idee, derivanti appunto dal mancato dialogo con i territori, che ha impedito l'affermazione dei principi e dei valori del centrodestra. Principi e valori nei quali noi continuiamo a riconoscerci e che, di certo, non abbandoneremo per rimanere arroccati su posizioni di potere che, peraltro, non producono alcun vantaggio per la collettività". "Non possiamo restare - prosegue il documento - alleati di un centrosinistra che, con le maschere dell'apparenza e della propaganda, cela il suo vero ed immutabile volto. Il metodo adottato nella conduzione regionale e provinciale del partito ha poi palesato una insopportabile carenza di democrazia che ha generato incomprensioni e tensioni divenute così forti ed evidenti da non rendere possibile la permanenza nel partito. Atteggiamenti assurdi e inspiegabili, dunque, che senz'altro non fanno bene alla politica". "In riferimento alle prossime elezioni regionali - prosegue il testo del documento - viene chiarito che il nostro sostegno andrà a una candidata autorevole quale Wanda Ferro, la cui storia testimonia la competenza amministrativa, oltre che le indiscutibili qualità della persona. La nostra passione politica ci spinge a condurre la battaglia al suo fianco nella convinzione che l'efficienza, la trasparenza, l'entusiasmo, l'esperienza e l'attaccamento al territorio calabrese, di cui ha dato ampia prova, siano ciò che serve per completare il processo di sviluppo della nostra regione".
Approvato il codice della strada: Ergastolo della patente e nuove multe. Ecco tutte le novità
Confermata con il “sì” dell’aula della
Camera la riforma del codice della strada. Il testo, approvato con 246
sì e 9 no passa al Senato. M5S ha provato a far mancare, senza
riuscirci, il numero legale uscendo dall’Aula sul voto finale Ecco le
principali innovazioni che saranno introdotte dalla delega:
Ergastolo della patente:
la patente verrà revocata a vita a chi verrà accusato di omicidio
colposo per una violazione del codice della stradale. La revoca a vita
sarà comunque prevista in caso di omicidio colposo effettuato da
conducente alla guida con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l o sotto
l’effetto di stupefacenti ovvero in caso di omicidio colposo con più
vittime o con morte di una persona e lesioni di una o più persone
L’omicidio stradale:
la delega prevede la possibilità di introdurre nel codice penale, con
una opportuna modifica, la fattispecie dell’omicidio commesso con
violazione delle norme sulla circolazione stradale come necessariamente
doloso e non colposo, in particolare se commesso da soggetti alla guida
ubriachi o sotto l’effetto di stupefacenti.
Proventi multe per più controlli:
una quota non inferiore al 15 per cento dei proventi delle multe
riscosse da organi dello Stato andranno a un fondo per
l’intensificazione dei controlli su strada e a un fondo per il
finanziamento del piano nazionale di sicurezza stradale.
In città a 30km/ora:
la delega prevede la possibilità di ridurre dei limiti di velocità
nelle aree urbane a 30 km/h nelle vicinanza di scuole, ospedali etc.
Attenzione alle biciclette:
promozione della sicurezza delle biciclette, in particolare per i
ciclisti di età inferiore a 14 anni, e disposizioni per favorire
l’accesso di biciclette, ciclomotori e motocicli nelle corsie riservate
ai mezzi pubblici.
Strisce blu:
la multa per chi “sfora” il tempo del parcheggio sulle strisce blu
dovrà essere “graduale” e tenere conto del tempo di permanenza
illegittimo.
Scooter in autostrada:
arriva la possibilità di circolazione sulle autostrade e sulle
superstrade per i motocicli di cilindrata superiore a 120 cc, se
condotti da maggiorenni. In autostrada oggi possono circolare solo le
moto sopra i 150cc.
Banche dati:verrà
istituita una banca dati unica delle infrazioni stradali, ed i dati su
veicoli e patenti potranno essere utilizzati liberamente in formato open
source.
I punti:
Le sanzioni saranno graduate in funzione dell’effettiva pericolosità
del comportamento. I punti verranno decurtati anche ai soggetti
minorenni per le infrazioni a bordo dei ciclomotori, e non solo ai
maggiorenni come accade oggi.
Car pooling:
verrà introdotta una definizione di car pooling inteso come servizio di
trasporto non remunerato basato sull’uso condiviso di veicoli privati
tra due o più persone che debbano percorrere uno stesso itinerario.
E via libera ai ciclo-taxi: è prevista la possibilità di “svolgere servizio di piazza con velocipedi”.
Sanzioni per chi viola i parcheggi rosa:
parcheggiare indebitamente negli spazi assegnati dai Comuni al
parcheggio per donne incinte o con bimbi piccoli, farà scattare multe e
sanzioni”.
Assicurazione controllata telematicamente:
via libera a disposizioni per favorire la diffusione e l’installazione
di sistemi telematici per rilevare lo stato della revisione e
l’esistenza e la validità dell’assicurazione obbligatoria per la
responsabilità civile verso terzi del veicolo, nonché se il veicolo è
sottoposto ad una misura di sequestro o confisca penale o oggetto di
denuncia di furto. E pene più aspre arriveranno per chi circolerà senza
assicurazione.
Davide batte Golia: Equitalia viene pignorata
La vittoria di un giovane avvocato di Reggio Calabria: l'ente di riscossione perde una causa ma non vuole pagare. Arriva l'ufficio giudiziario
Come ci sia riuscita non si sa. Ma c'è riuscita. Una giovane avvocato di Reggio Calabria ha vinto la causa impossibile, quella contro Equitalia.
È riuscita addirittura a pignorare i suoi beni a dimostrazione che talvolta anche Davide riesce a mettere al tappeto Golia.
La storia risale al 2011 quando una cittadina reggina riceve a casa
la più classica delle cartelle di Equitalia. Quattro o cinque
contravvenzioni della polizia municipale di Reggio non pagate che sono
lievitate a oltre 500 euro. La signora, disperata, si rivolge a un
avvocato, Samantha Farcomeni, che prende in carico il caso e, dopo aver
studiato la pratica, avanza vizi nella cartella esattoriale:
l'inesistenza giuridica della notifica della cartella; la decadenza dal
diritto di procedere a riscossione; ma, soprattutto, l'ingiustificata
maggiorazione della sanzione per ritardato pagamento. Ed è proprio su
quest'ultimo punto che il legale cita in giudizio sia il Comune di
Reggio sia l'ente di riscossione, chiedendo l'annullamento della
cartella illegittima. Con i tempi soliti della giustizia italiana, la
sentenza arriva nel dicembre del 2013. Il giudice di pace annulla la
cartella e condanna in solido sia il Comune di Reggio Calabria sia
Equitalia al pagamento delle spese legali quantificate in 450 euro.
Il tempo passa, nessuno dei due soggetti si fa vivo con l'avvocato.
Di pagare il conto, insomma, nemmeno l'idea. Così l'avvocato Farcomeni
passa alle maniere forti: il 18 luglio scorso fa partire l'atto di
precetto ovvero l'intimazione volta ad ottenere i soldi, concedendo i
soliti 10 giorni di tempo. Non succede nulla. Equitalia, puntualissima
nel pretendere i pagamenti a suo favore, non lo è quando è lei a dover
pagare. Dunque, il 25 settembre, l'avvocato Farcomeni ordina
all'ufficiale giudiziario di riscuotere i soldi «a casa» del debitore,
ovvero agli sportelli di Equitalia. «Sapendo che il Comune di Reggio, ad
oggi commissariato in vista delle elezioni, non ha in cassa un
centesimo - spiega Farcomeni - mi sono rivolta all'altro debitore che
avrebbe garantito il recupero del credito in maniera certa e in tempi
rapidi. Tutto l'impianto della sentenza si è basato sulla illegittima
maggiorazione della sanzione. Questo unico motivo ha assorbito tutti gli
altri e ciò ha annullato e travolto le ragioni di Equitalia». Per la
prima volta in Italia le parti si sono invertite. Una volta tanto ad
essere moroso non è il cittadino, ma quell'ente che non si vergogna a
mandare cartelle esattoriali a raffica, che intima pagamenti passando
sopra a tutti, che sta col fiato sul collo dei contribuenti senza pietà,
ma che poi, quando deve pagare si gira dall'altra parte. Oltretutto per
una cifra così ridicola. «Sono imbarazzata ma soddisfatta - sorride
l'avvocato Farcomeni - chi di spada ferisce di spada perisce. Questa è
una sorta di rivincita nei confronti di quanti vengono vessati e
martoriati da quel mostro che è Equitalia e che mi auguro presto venga
smantellato». Farcomeni for president .
È riuscita addirittura a pignorare i suoi beni a dimostrazione che talvolta anche Davide riesce a mettere al tappeto Golia.
La storia risale al 2011 quando una cittadina reggina riceve a casa la più classica delle cartelle di Equitalia. Quattro o cinque contravvenzioni della polizia municipale di Reggio non pagate che sono lievitate a oltre 500 euro. La signora, disperata, si rivolge a un avvocato, Samantha Farcomeni, che prende in carico il caso e, dopo aver studiato la pratica, avanza vizi nella cartella esattoriale: l'inesistenza giuridica della notifica della cartella; la decadenza dal diritto di procedere a riscossione; ma, soprattutto, l'ingiustificata maggiorazione della sanzione per ritardato pagamento. Ed è proprio su quest'ultimo punto che il legale cita in giudizio sia il Comune di Reggio sia l'ente di riscossione, chiedendo l'annullamento della cartella illegittima. Con i tempi soliti della giustizia italiana, la sentenza arriva nel dicembre del 2013. Il giudice di pace annulla la cartella e condanna in solido sia il Comune di Reggio Calabria sia Equitalia al pagamento delle spese legali quantificate in 450 euro.
Il tempo passa, nessuno dei due soggetti si fa vivo con l'avvocato. Di pagare il conto, insomma, nemmeno l'idea. Così l'avvocato Farcomeni passa alle maniere forti: il 18 luglio scorso fa partire l'atto di precetto ovvero l'intimazione volta ad ottenere i soldi, concedendo i soliti 10 giorni di tempo. Non succede nulla. Equitalia, puntualissima nel pretendere i pagamenti a suo favore, non lo è quando è lei a dover pagare. Dunque, il 25 settembre, l'avvocato Farcomeni ordina all'ufficiale giudiziario di riscuotere i soldi «a casa» del debitore, ovvero agli sportelli di Equitalia. «Sapendo che il Comune di Reggio, ad oggi commissariato in vista delle elezioni, non ha in cassa un centesimo - spiega Farcomeni - mi sono rivolta all'altro debitore che avrebbe garantito il recupero del credito in maniera certa e in tempi rapidi. Tutto l'impianto della sentenza si è basato sulla illegittima maggiorazione della sanzione. Questo unico motivo ha assorbito tutti gli altri e ciò ha annullato e travolto le ragioni di Equitalia». Per la prima volta in Italia le parti si sono invertite. Una volta tanto ad essere moroso non è il cittadino, ma quell'ente che non si vergogna a mandare cartelle esattoriali a raffica, che intima pagamenti passando sopra a tutti, che sta col fiato sul collo dei contribuenti senza pietà, ma che poi, quando deve pagare si gira dall'altra parte. Oltretutto per una cifra così ridicola. «Sono imbarazzata ma soddisfatta - sorride l'avvocato Farcomeni - chi di spada ferisce di spada perisce. Questa è una sorta di rivincita nei confronti di quanti vengono vessati e martoriati da quel mostro che è Equitalia e che mi auguro presto venga smantellato». Farcomeni for president .
Iscriviti a:
Post (Atom)