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mercoledì 1 ottobre 2014

I finti tagli della Camera: spuntano gli "incentivi" Tetto di 240mila euro agli stipendi dei dipendenti, ma ci sono i premi di produttività. All'Erario solo spiccioli



La riforma del sistema retributivo tanto sbandierata introduce, infatti, un tetto massimo di 240mila euro all'anno e vari sottotetti per tutte le categorie (166mila per i documentaristi, 115mila per i segretari, 106mila per i collaboratori tecnici, 99mila per assistenti parlamentari e operatori tecnici). Ma in realtà è quasi un bluff. E lo spiega Stefano Dambruoso, l'esponente di Sc che si è astenuto: «Quel che è uscito dalla porta è rientrato dalla finestra. In che modo? Considerando il tetto alle remunerazioni al netto dei contributi previdenziali e delle indennità di funzione, e con l'introduzione di un incentivo di produttività per i dipendenti che abbiano superato il tetto retributivo». E, aggiungiamo noi, il fatto è che i tagli sono progressivi e destinati ad andare a regime completo entro il 2018.
Dambruoso fa alcuni esempi: «Un consigliere parlamentare, dopo il trentesimo anno di servizio, attualmente ha una remunerazione di 318.654,96 euro più 56.247,97 di oneri previdenziali. Per tutto il 2015, all'importo della retribuzione annuale che eccede, al netto dei contributi previdenziali e delle indennità di funzione, il limite dei 240.000 euro si applicheranno in modo progressivo i seguenti scaglioni: il 20 per cento su 60mila euro e il 30 per cento sui restanti 18.645,96 euro». Calcolatrice alla mano, il taglio sarà di 17.593.79 euro. E il reddito lordo 2015 del «povero» consigliere sarà di 301.061,17 euro oltre agli oneri previdenziali (circa 50mila euro) e l'indennità di funzione attualmente di 7.200 euro netti all'anno. Per un totale di oltre 360mila euro annui, ben superiore al fantomatico tetto. Stesso discorso per un documentarista tecnico ragioniere con più di 30 anni di servizio, che oggi ha una remunerazione di 212.077,67 euro più 37.412,91 di oneri previdenziali e che per tutto il 2015 avrà, a tagli fatti, una retribuzione annua lorda di 202.254,37 euro più oneri previdenziali (oltre 30mila euro). Molto di più dei 166mila euro del tetto della categoria.
Insomma, una barzelletta che porterà all'Erario pochi spiccioli. «Boldrini e company hanno interpretato l'importo al netto dei contributi e con l'aggiunta di una alquanto fantasiosa indennità di funzione che farà abbondantemente superare il limite voluto solo alcuni mesi fa dal governo», dice Davide Caparini della Lega nord, segretario dell'Ufficio di presidenza della Camera. Eppure i sindacati dei lavoratori di Montecitorio, non ci stanno. «È falso - spiegano - dire che non ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte. La possibilità di discutere le nostre proposte ci è stata completamente negata, come quella di avanzare controproposte».

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