Matita rossa e blu tra le mani. Pronta, ancora una volta, a correggere e a tirare le orecchie agli asini di quest'Europa che lei, la maestrina-cancelliera vuole continuare a governare con passo tedesco.
La notizia che il governo francese rifiuta di adottare nuove misure di austerità e prevede, nella legge di bilancio per il 2015, un deficit che quest'anno si attesterà al 4,4 per cento del Pil, e appena sotto, al 4,3 per cento l'anno prossimo, mentre per il 2016 è previsto che scenda al 3,8 per cento e solo nel 2017 tornerà entro il limite previsto dalle norme europee del 3 per cento, non è stata infatti gradita da Frau Merkel, cui sembra dia fastidio anche il fatto che solo per il 2019 è previsto il pareggio di bilancio in casa francese. Perché questa «deviazione» non piace alla cancelliera? Semplice. Perché il governo di Parigi si era impegnato a scendere sotto il 3 per cento fin da quest'anno. «Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del Pil - ha spiegato il ministro delle Finanze, Michel Sapin - alla situazione economica del Paese. La nostra politica economica non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche. D'altra parte - ha aggiunto il ministro- le nostre prospettive economiche non sono quelle previste qualche mese fa». Poteva piacere questo «dettaglio» alla signora Merkel? No, conoscendola. Tanto che l'inossidabile signora si è subito sentita in dovere di intervenire con il seguente fervorino: «Non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi è alle nostre spalle. I Paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere - ha tuonato- ricordando che il patto di stabilità e crescita si chiama così perché non può esserci crescita sostenibile senza finanze solide».
Poche ma chiarissime parole, dunque. E se per il ministro francese Sapin: «Nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia perché il governo, assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il Paese respinge l'austerità visto che i target di deficit per il 2015 erano inattuabili e la Francia l'anno prossimo crescerà solo dell'1 e dell'1,9 per cento nel 2017», poco importa alla Merkel. Come poco importa che il debito pubblico francese avant'ieri abbia superato quota 2 mila miliardi di euro toccherà nel 2016 un picco del 98 per cento del Pil, cominciando una lieve discesa nel 2017.
In altre parole, alla cancelliera interessa solo che si facciano i compiti a casa per il bene dell'Europa (o della Germania). Tanto che dopo i rimbrotti alla Francia, ecco che la signora soppesa il rapporto deficit-Pil italiano che si attesterà quest'anno sul filo del 3 per cento per calare leggermente al 2,9 per cento il prossimo anno. Il governo, con le leggi attualmente in vigore, stima il rapporto al 2,2 per cento ma fissa il deficit programmatico al 2,9 per cento. Questo darebbe così margini di iniziativa per stimolare l'economia per il prossimo anno. «Nessuna manovra aggiuntiva» per il 2014, torna ad assicurare il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. Ma visto «il quadro macroecnomico deteriorato» è «lecito», puntualizza il ministro Padoan, invocare le «circostanze eccezionali» già previste dalle regole Ue per «rallentare» l'aggiustamento strutturale di bilancio e rinviare al 2017 il raggiungimento del pareggio di bilancio previsto dal fiscal compact. E intanto la matita rossa e blu di Frau Merkel rotea sopra di noi.
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